Una specie di ola come quella che fanno i tifosi allo stadio. Anche le onde cerebrali del cervello, per imparare e memorizzare, si muovono all’unisono.
A osservare per la prima volta il fenomeno è stato un team di ricerca americano, coordinato da Joshua Jacobs e Honghui Zhang.
Per farlo hanno messo a punto una nuova tecnica che permette, attraverso elettrodi multipli, di misurare i movimenti istantanei delle onde cerebrali.
Cosa hanno osservato? Le oscillazioni cerebrali non si muovono indipendentemente le une dalle altre ma in modo sincronico: le onde cerebrali generate in diverse aree della corteccia si muovono all'unisono. In pratica, è un po’ come se il cervello facesse la ola.
Un funzionamento simile a quello di un hard disk: il cervello riscrive nuovi dati sopra i vecchi ricordi, soprattutto quando sono brutti o traumatici.
In pratica, Il cervello riduce le paure legate a traumi lontani riscrivendo sopra gli stessi neuroni che avevano contribuito a formare e conservare il ricordo di quello specifico evento.
Alcuni ricercatori del Politecnico di Losanna, in Svizzera, hanno individuato i neuroni che aiutano a cancellare i ricordi di esperienze traumatiche, liberando la mente da ansie e paure che possono provocare problemi.
Per far dimenticare un trauma, sostengono gli esperti, è efficace riesporre la persona a vivere lo stesso trauma, ma in modo controllato, con situazioni che lo rievochino.
Un esempio è quello dei soldati a cui vengono mostrate immagini del campo di combattimento: in questo modo il cervello impara di nuovo a controllare gli stati d'ansia che riemergono vedendo le immagini di guerra.
Un nuovo dna per curare un paziente. Per la prima volta, alcuni scienziati statunitensi hanno modificato il dna in una persona vivente per curare una grave malattia. L’esperimento è stato realizzato all’Ucsf Benioff Children’s Hospital di Oakland (in California) su Brian Madeux, 44 anni, affetto da una rara malattia metabolica, la sindrome di Hunter.
I medici sono intervenuti utilizzando l’editing dei geni direttamente all’interno del corpo del paziente, con l’obiettivo di sistemare il gene che ha scatenato la patologia. La modifica del dna in corsa, cioè direttamente nel corpo di un uomo, non era ancora mai stata tentata.
Finora gli scienziati avevano eseguito l’editing genetico su geni umani alterando le cellule in laboratorio e poi reimmettendole nei pazienti. La nuova tecnica sperimentale si chiama nucleasi delle dita di zinco ed è composta di tre parti: il nuovo gene e due dita di zinco proteiche.
Si tratta di forbici molecolari che cercano e tagliano uno specifico pezzo di dna.
È la molecola che contiene l’informazione genetica di tutte le cellule.
Era il 28 febbraio 1953 quando il mondo intero conobbe il dna, la molecola della vita, l’acido desossiribonucleico.
Nel laboratorio Cavendish dell’università di Cambridge, nel Regno Unito, il biologo americano James Watson e il fisico britannico Francis Crick scoprirono la struttura a doppia elica del dna, al’interno del quale sono contenute le istruzioni fondamentali per sintetizzare le proteine mediante la decodifica del codice genetico.
La grande intuizione dei due ricercatori arrivò anche grazie al contributo del biologo Maurice Wilkins e della biologa Rosalind Franklin, che per prima realizzò l’immagine a raggi X del dna.
A 65 anni dalla scoperta della doppia elica del dna (era il 1953 quando fu osservata per la prima volta da James Watson e Francis Crick) è stata riprodotta in vitro una struttura inedita con quattro filamenti. Com’è possibile?
Il dna è sempre lo stesso ma in certi punti la sua forma cambia e le molecole si dispongono in nodi formati da quattro ciocche, che si formano e si disfano. La nuova forma identificata da alcuni ricercatori australiani è stata chiamata i-motif.
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